Scacchi un po di Storia

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    Dopo la nuova recension di Zorro ho deciso di aprire questa nuova discussione che tratterà un gioco a me molto caro: gli Scacchi.

    Non sono un campione e nemmeno un "tecnico" di questo gioco, sono semplicemente un amatore a cui piace giocare a cui piace documentarsi, il mio approccio è molto simile a quello che ho nel tennis tavolo.
    Visto il mio livello amatoriale e quello del forum, almeno da quello che ho visto fin qui sull'argomento non me ne voglia nessuno, credo che la cosa più interessate sia iniziare a far luce sulla storia di questo particolare sport e di conoscere gli artisti che hanno reso celebre il mondo delle 64 caselle.

    Iniziamo quindi questa rubrichetta partendo proprio dall'inizio e vediamo piano piano come andare avanti, la mia idea e di incentrarmi soprattutto sui personaggi visto che ce ne sono tantissimi e tutti con vite controverse e molto interessanti:

    Inziamo ora proprio dall'abc :)

    CITAZIONE
    Le origini degli scacchi si perdono nella notte dei tempi e nessuno può dire con assoluta certezza dove e quando furono inventati. Al proposito esistono varie teorie ma l'ipotesi più accreditata pone il luogo d'origine in India.

    In particolare antichi poemi persiani descrivono, talvolta anche in dettaglio, un antico gioco da tavolo, lo Chatrang, che sembra avere notevoli tratti in comune con il moderno gioco degli scacchi. Questi stessi poemi (risalenti circa al VI-VII secolo d.C.) definiscono il gioco persiano del Chatrang come derivato da un gioco ancor più antico e di provenienza indiana, lo Chaturanga.

    Alcuni studiosi ritengono addirittura che lo Chaturanga derivi a sua volta da arcaici giochi cinesi, tuttavia dagli elementi finora raccolti sembra che lo Chaturanga sia il gioco che ha i maggiori diritti di fregiarsi del titolo di progenitore originale del moderno gioco degli scacchi, in quanto i giochi più antichi presentavano solo alcuni tratti in comune con esso.

    Ritrovamenti archeologici di antichi pezzi dello Chaturanga, sono avvenuti nel 1972 nell'Uzbekistan del Sud, presso la località di Afrasaib. Tali pezzi sono stati datati al 760 d.C. circa, grazie anche al concomitante ritrovamento di una moneta del 761 d.C. che si trovava assieme ai pezzi. Appare comunque quasi certo che le origini dello Chaturanga siano ben più antiche, forse addirittura al I o II secolo d.C. I pezzi di Afrasaib sono, infatti, finemente lavorati per l'epoca, quindi con grande probabilità risalgono ad un periodo storico in cui lo Chaturanga era già molto popolare.

    In ogni caso la diffusione del nuovo gioco fu relativamente rapida, anche grazie ai mercanti ed ai carovanieri dell'epoca, ansiosi di portare nelle loro patrie ogni possibile novità. Con il trascorrere del tempo il nome e le regole dell'originale Chaturanga cambiarono in vari modi e secondo la regione di adozione. È così che nel Borneo il gioco venne denominato Chatur, nell'isola di Giava Chator e nella regione di Burma Chitareen. In Persia un po' alla volta cambiarono non solo il nome, prima Chatrang e poi Shatranj, ma progressivamente anche le regole, che pertanto a piccoli passi si stavano avvicinando a quelle moderne.

    CITAZIONE
    Inizialmente gli studiosi ritennero che il gioco avesse raggiunto l'Impero di Roma grazie ai contatti con gli arabi, nel IX o X secolo d.C., tuttavia un ritrovamento archeologico avvenuto nel 1932 in Molise, nell'antica città di Venafro (IS), creò non poco sconcerto sul problema della diffusione del gioco degli scacchi in epoca romana. In una antica necropoli romana furono ritrovati, infatti, alcuni pezzi intarsiati in osso di un gioco da tavoliere. Tali pezzi riproducono senza dubbio alcuni componenti del gioco degli scacchi, nella foggia che appare nei codici miniati del Medioevo.

    Alcuni studiosi, fra cui O. Elia e H. Fuhrmann, basandosi sulla datazione stratigrafica da loro stessi effettuata dei pezzi di Venafro (intorno al II-IV secolo d.C.) e di altri pezzi simili conservati nel Museo Cristiano del Vaticano e ritrovati nella catacomba di San Sebastiano, ipotizzarono che probabilmente il gioco fosse arrivato nell'Impero romano già nel II o III secolo d.C. tramite i legionari tornati in patria dopo le lunghe guerre combattute in terre d'oriente, forse proprio in Persia. In effetti parecchie fonti letterarie dell'epoca citano un antico gioco da tavolo, il latrunculorum lusus (gioco dei soldati), che aveva qualche somiglianza con quello degli scacchi, anche se ne differiva per l'uso congiunto dei dadi.

    Che il gioco del latrunculorum lusus, assai in auge fra i legionari romani, sia molto antico lo si deduce da un recente ritrovamento archeologico avvenuto nel 1996 nella regione dell'Essex, in Gran Bretagna. In una tomba è venuta alla luce una scacchiera con bordi in rame e ventuno pedine di vetro simili a quelle dell'attuale dama. Secondo l'archeologo Philip Crummy, del Colchester Archaelogical Trust, il reperto corrisponderebbe ad una variante del latrunculorum lusus e risalirebbe al I secolo d.C., anche se purtroppo non è stato possibile ricostruire le regole precise di questo gioco. In effetti il latrunculorum lusus in quel periodo storico era talmente noto che nessuno si curò di tramandarne le regole!

    Molti storici ritengono che il gioco romano dei soldati derivi in qualche maniera, nonostante l'uso dei dadi, dal gioco persiano dello Chatrang o che ne abbia adottato alcune caratteristiche. Pare invece scontato che siano stati i romani a diffondere il latrunculorum lusus ed i suoi derivati nel resto dell'Europa, grazie alla vastità delle loro conquiste territoriali.

    Per quanto riguarda gli scacchi veri e propri alcuni studiosi, in particolare anglosassoni, contestarono però vivacemente la datazione dei pezzi di Venafro fatta da Elia e Fuhrmann, adducendo il fatto che i reperti hanno una chiara foggia di origine araba, pertanto dovrebbero essere di epoca ben posteriore al II-IV secolo d.C. La diatriba fra le due diverse correnti di pensiero andò avanti fino al 1994, quando, grazie all'iniziativa di F. Pratesi, il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, dove i pezzi sono conservati, acconsentì ad una più rigorosa datazione al radiocarbonio, che stabilì che i reperti sono all'incirca del 980 d.C., avvalorando quindi l'ipotesi fatta dagli studiosi anglosassoni e gettando rinnovati dubbi sulla vera epoca di introduzione del Nobil Giuoco in Europa.

    Aldilà dalle varie ipotesi basate sui pezzi di Venafro e su pezzi simili rinvenuti in catacombe romane, nell'estate del 2002 un importante ritrovamento ha permesso di retrocedere nel tempo l'ingresso degli scacchi in Europa: nell'antica località di Butrint, in Albania, presso un palazzo tardo-bizantino risalente al 465 d.C., è stato scoperto un reperto che assomiglia chiaramente ad un Re degli scacchi. Datato dal prof. J. Mitchell intorno al V secolo d.C., rappresenta il più antico pezzo degli scacchi finora ritrovato.

    CITAZIONE
    Le prime testimonianze scritte di epoca medioevale risalgono all'incirca all'anno 1000 d.C. e sono di provenienza iberica. Ciò non deve stupire, dato che proprio qui fu più forte l'influenza degli arabi. Negli anni successivi il gioco si diffuse straordinariamente anche fra i ceti più elevati, tanto che la destrezza in questo gioco era una delle probitas (virtù) che distinguevano il vero cavaliere.

    Tantissimi poemi del periodo medievale citano gli scacchi nei loro versi, alcuni addirittura giungono a farne l'argomento unico della composizione letteraria, come per esempio il francese Les échecs amoureux, composto da ben 30060 versi!

    Famoso divenne pure il trattato Liber de moribus hominum et officiis nobilium super ludo scachorum di frate Jacopo da Cassole dell'ordine dei Domenicani, morto verso il 1325. In esso gli scacchi sono usati come fonte di ammaestramenti morali. Fu grazie a quest'opera che il gioco degli scacchi uscì dal grave limbo in cui era precipitato dopo la proibizione di giocare con esso promulgata da Papa Alessandro II verso la fine del XI secolo. La causa dell'editto papale fu probabilmente una lettera, datata 1061, scrittagli da Pier Damiani, cardinale di Ostia, nella quale l'alto prelato condannava gli scacchi come gioco d'azzardo.

    Il malinteso era nato dal fatto che molti giocatori dell'epoca, per rendere il gioco più eccitante, avevano inserito l'uso dei dadi per determinare quale mossa si dovesse compiere, snaturando in tal modo le regole originali ed avvicinando il gioco praticato più al latrunculorum lusus dei legionari romani che non agli scacchi come li conosciamo oggi.

    I primi veri e propri trattati scacchistici, cioè manoscritti sulle regole e tecniche di gioco, ebbero invero come unico argomento la problemistica, ovvero la risoluzione di posizioni precostituite di pezzi sulla scacchiera che potevano portare alla vittoria od al pareggio di uno dei due schieramenti solo attraverso difficili e nascoste sequenze di mosse. Frequentemente tali posizioni, detti partiti, divenivano la base di scommesse fra giocatori.

    Nella fattispecie importanti e celebri sono i codici miniati Bonus Socius e Civis Bononiae. Un esemplare del primo codice è conservato nella Biblioteca nazionale di Firenze e riporta su pagine in pergamena ben 194 problemi scacchistici, insieme a problemi di tavola reale e telamolino (giochi diffusi in epoca medievale). Da notare comunque che la risoluzione di questi problemi spesso non rispetta le regole attuali del gioco degli scacchi, poichè allora esse erano abbastanza diverse (per esempio, un giocatore rimasto col solo Re era considerato perdente, anche se l'avversario non poteva dargli scacco matto).

    Altro codice miniato importantissimo è il Tractatus partitorum Schachorum Tabularum et Merelorum Scriptus anno 1454, rinvenuto soltanto nel 1950 alla Biblioteca Estense di Modena. Il codice consiste di 347 fogli finemente decorati, ma purtroppo ne è sconosciuto l'autore. Il fatto importante però è che le soluzioni sono riportate a tratti sia in latino che in antico volgare, lasciando sottintendere una vasta diffusione del gioco in ogni ceto sociale e culturale. Il trattato dell'Estense costituisce la maggiore raccolta di problemi scacchistici (in totale 533) giunta a noi fino ad oggi

    Finisce qui la prima parte introduttiva che era necessaria ma sicuramente non la più interessante, dalla prossima puntata inizieremo a vedere qualche personaggio importante.

    P.S. E' chiaro che la rubrica sarà soprattutto un grande copia incolla di autori molto più preparati e bravi di me e per questa occasione vorrei ringraziare il sito http://scacchi.qnet.it che ha "fornito" tutto il materiale.
     
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  2. Nonna Abelarda
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    La vostra Nonnina non sa giocare a SCACCHI, piuttosto a DAMA, però questo gioco (o SPORT) l'ha sempre incuriosita, soprattutto quando andava a casa dei suoi NONNI e li osservava cimentarsi in accanite partite che duravano ore ed ore.

    Staunton_chess_set

    Approfitto quindi di questo interessante argomento per colmare qualche lacunetta TEORICA, e scava scava nel web, ho trovato una curiosa LEGGENDA sull'origine:

    CITAZIONE
    Una leggenda racconta che un re indù, di nome Iadava, vinse una grande battaglia per difendere il suo regno, ma per vincere dovette compiere un'azione strategica in cui suo figlio perse la vita.
    Da quel giorno il re non si era più dato pace, perché si sentiva colpevole per la morte del figlio, e ragionava continuamente sul modo in cui avrebbe potuto vincere senza sacrificare la vita del figlio: tutti i giorni rivedeva lo schema della battaglia, ma senza trovare una soluzione.
    Tutti cercavano di rallegrare il re, ma nessuno vi riusciva.
    Un giorno si presentò al palazzo un brahmano, Lahur Sessa, che, per rallegrare il re, gli propose un gioco che aveva inventato: il gioco degli scacchi.
    Il re si appassionò a questo gioco e, a forza di giocare, capì che non esisteva un modo di vincere quella battaglia senza sacrificare un pezzo, ovverosia suo figlio.
    Il re fu finalmente felice, e chiese a Lahur Sessa quale ricompensa egli volesse: ricchezze, un palazzo, una provincia o qualunque altra cosa.
    Il monaco rifiutò, ma il re insistette per giorni, finché alla fine Lahur Sessa, guardando la scacchiera, gli disse: «Tu mi darai un chicco di grano per la prima casa, due per la seconda, quattro per la terza, otto per la quarta e così via».
    Il re rise di questa richiesta, meravigliato del fatto che il brahmano potesse chiedere qualunque cosa e invece si accontentasse di pochi chicchi di grano.
    Il giorno dopo i matematici di corte andarono dal re e lo informarono che per adempiere alla richiesta del monaco non sarebbero bastati i raccolti di tutto il regno per ottocento anni.
    In questo modo, Lahur Sessa insegnò al re che una richiesta apparentemente modesta può nascondere un costo enorme.
    In effetti, facendo i calcoli, il brahmano chiese 18.446.744.073.709.551.615 (18 trilioni 446 biliardi 744 bilioni 73 miliardi 709 milioni 551mila 615) chicchi di grano.
    In ogni caso, il re capì, il brahmano ritirò la richiesta e divenne il governatore di una delle province del regno.

    Una fonte accreditata ne La variante di Lüneburg di Paolo Maurensig riporta invece l'uccisione del monaco

    Vedo cosa altro posso fare per dare il mio modesto contributo

    un bacione

    la Nonna :wub:
     
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    Cavolo ero convinto di aver risposto a questo posto invece non c'è nulla....

    Conoscevo la legenda ma l'avevo del tutto dimenticata è sempre interessante rispolverare vecchie nozioni.
    Un plauso alla Nonna che ha capito subito lo spirito di questa nuova rubrichetta, quello di suscitare interesse verso il mondo degli scacchi e di contribuire attivamente alla stesura dei vai post che verranno inseriti.
    Io cercherò di seguire un filo conduttore che è quello appunto storico ma tutti si devono sentire liberi di cercare e di condividere con gli altri le proprie ricerche.

    P.S. Che bella immagine quella dei nonni che giocano a scacchi per ore.... Nonna fai sempre in tempo ad imparare anche tu!!! :)
     
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    spadaccino

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    Caro GC5580
    Io invece contribuisco per l'esperinza che ho avuto con gli SCACCHI, breve ma istruttiva.
    Ero all' UNIVERSITA' (ingegneria elettronica ), avevo un PC 286 (allora una BELVA di PC :B): ) e i miei compagni universitari mi avevano passato dei GIOCHINI, tra cui CHESS (scacchi )

    Un giochino da DIECI livelli, da poter giocare in TRE dimensioni
    (quando si mangiava un pezzo partiva la SCENETTA del duello e della VITTORIA del pezzo che mangia )
    o in DUE dimensioni, cioè la schermata CLASSICA.

    Siccome avevo combinato che mentre il COMPUTER pensava la MOSSA da fare io approfittavo per studiare, sono riuscito a fare parecchie partite, vincendo più livelli fino ad arrivare a sfidare il PROGRAMMA al SETTIMO livello.

    Va detto che man mano che si saliva di LIVELLO, oltre ad essere (ovviamente ) più OSTICO, il PROGRAMMA impiegava anche più TEMPO tra una mossa e l'altra, e parliamo anche di PAUSE di DIECI minuti ed oltre...

    Particolare CURIOSO, quando il PROGRAMMA studiava la mossa da fare appariva un OMINO stile classici greci seduto in atteggiamento PENSIEROSO, al posto della NOIOSA clessidra... :banan: :banan:

    Ed è così che aumentando le difficoltà (LIVELLI ) ho approntato man mano anche MIGLIORI strategie e affinato un pochino la mia TECNICA.

    NIENTE DI CHISSA' COSSA, MA PARTENZO DA QUASI ZERO...
    :exult:
    uno ZORRO vs PC 286... :shifty:
     
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    Zorro che bei ricordi anche per me quello è stato il primo gioco di scacchi su pc :) non dimenticherò mai quelle splendide animazioni e i relativi bug grafici soprattutto nel movimento della regina... no ho mai capito se era il mio floppy a essere rovinato :) ... a proposito il mio primo PC è stato il famoso 286!!!!!!! :)

    battlech

    Anche io mi ricordo l'immagine del pensatore quando il PC studiava la mossa :)

    Prima di continuare con "la storia degli scacchi" anche io vi voglio raccontare come mi è presa questa passione:
    Mi ha insegnato mio padre a giocare, e nello stesso periodo abbiamo imperato sia io che mio cugino e abbiamo passato un estate praticamente sulla scacchiera avremmo avuto 9 anni al massimo.
    Fino a 19 anni ho giocato sempre in maniera saltuaria come giocano un po tutti insomma, con momenti più intensi e momenti di stasi.
    Poi la svolta nel periodo universitario, ho intrapreso un corso intermedio di scacchi con un Maestro Internazionale, e subito dopo quel corso ho iniziato anche a giocare nel circolo di scacchi.
    Quell'esperienza ha cambiato del tutto la mia visione degli scacchi, ho iniziato a leggere libri specifici su apertura mediogioco e finali, ho iniziato ad allenarmi con metodo e il mio livello è migliorato sensibilmente (nulla di eccelso ma comunque meglio di prima :))
    Quella parentesi è durata un anno forse poco più ma da quel momento ho cambiato il mio approggio al gioco mentre la passione è rimasta la tessa.
    Finchè ho potuto nel mio paese ho fatto parte di un gruppo di persone che si riunivano per giocare, non eravamo forti ma sicuramente ben organizzati con scacchiere regolamentari e orologi.
    Purtroppo ora vivo da solo in un altra città e la mia attività è prevalentemente virtuale.

    Ecco detto tutto su di me ora possiamo passare al secondo capitolo della storia :) ......
     
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    spadaccino

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    Caro GC5580
    Si! la SCHERMATA in 3D è proprio quella... :banan:

    Pensa che ce l'ho ancora quel programma, inglobato nella FAMOSA raccolta di giochi elettronici MAME32 che contengono tutti i primi VIDEOGIOCHI, a partire dal 1° in ASSOLUTO, il mitico SPACE INVADERS...

    Space+Invaders

    La PRIMA PARTITA a scacchi che io riesca a ricordarmi la feci tanti e tanti anni fa, forse avevo 9/10 anni, contro un mio CUGINO, che sfidai per il semplice GUSTO di prenderlo in GIRO, visto che lui si vantava di essere FORTE, mentre allora io non sapevo nemmeno le REGOLE... :rolleyes:

    Adottai una TATTICA simpatica: COPIAVO PARI PARI LE SUE MOSSE...

    Il bello è che lui era PENSIEROSO e studiava attentamente le mosse da fare, io ci mettevo DUE SECONDI nel controbattere (ovviamente!!! ), e questo lo aveva IMPRESSIONATO non poco, data la mia APPARENTE SICUREZZA nello scegliere la mossa GIUSTA...

    La partità finì con la mia OVVIA sconfitta quando mi fu IMPOSSIBILE COPIARE e dovetti IMPROVVISARE... ^_^

    Mi disse che comunque quello di COPIARE le mosse era una BUONA TATTICA per un PIVELLO...

    uno ZORRO che fa l' asino... :shifty:
     
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    Nel diciassettesimo secolo vengono pubblicati importanti trattati: lo spagnolo Lucena cura un vero e proprio testo di repertorio ed è proprio con lui che comincia una prima teorizzazione delle aperture. In seguito lo spagnolo Ruy Lopez e gli italiani Greco, Salvio, Damiano, Puttino e Boi arricchirono l'opera di Lucena arrivando a classificare diverse aperture: la difesa francese, la difesa siciliana, la partita spagnola, il giuoco piano, il gambetto di donna, il fianchetto di re e quello di donna. Probabilmente si conoscevano anche altri impianti ma questi erano quelli che andavano per la maggiore. Un altro testo molto importante è quello di Greco: pubblicato nel 1621, il libro raccoglieva le sue migliori scoperte in apertura. L'opera di Greco è molto importante per capire come venivano concepiti gli scacchi a quei tempi: l'attenzione era rivolta esclusivamente all'attacco al re e alle trappole per chiudere la partita il prima possibile... il problema della difesa nemmeno se lo ponevano ed il valore dei pezzi veniva totalmente ignorato! Grazie a questa enorme attenzione all'attacco al re, anche il finale venne visto sotto una nuova luce e Carrera in quegli anni pubblicherà una raccolta di finali artistici davvero interessanti.

    Ecco che si profilano all'orizzonte i primi nomi importanti.
    Fra tutti quello a me più conosciuto è sicuramente Ruy Lopez lo spagnolo ideatore di una delle prime aperture che si insegnano e una di quelle più giocate sia dai professionisti che dai neofiti: La famosa partita spagnola o appunto Ruy Lopez.
    Un'altra apertura altrettanto famosa è sicuramente quello di gioco piano anche detta Partita Italiana, solitamente la gioco molto ma non la amo, noiosa è chiusa, purtroppo è anche una di quelle che conosco meglio.

    La cosa più interessante da notare è l'abbondanza di nomi italiani in questo periodo, purtroppo sarà anche l'unico periodo che vedrà l'italia ai vertici mondiali della scacchiera.

    Approfondiamo un po meglio la storia del card. Ruy Lopez

    CITAZIONE
    López era probabilmente a conoscenza della letteratura scacchistica a lui contemporanea, soprattutto gli era noto il manuale del portoghese Damiano, risalente al 1512. Poiché la manualistica esistente lo lasciava insoddisfatto, decise di scrivere lui stesso un testo di scacchi: il notissimo Libro de la invención liberal y arte del juego del ajedrez, muy útil y provechosa para los que de nuevo quisieren depreder a jugarlo, como para los que ya lo saben jugar, pubblicato ad Alcalá de Henares nel 1561. Il titolo significa letteralmente: Libro della invenzione liberale e arte del gioco degli scacchi, assai utile e vantaggiosa per coloro che desiderano apprenderla dal nulla, quanto per coloro che già la sanno giocare: il volume è fra i primi manuali teorici di scacchi in Europa e fu gratificato nel tempo da una grande fortuna e notorietà.

    Nel suo manuale López narrava l'origine degli scacchi, spiegava le regole del gioco (che corrispondevano quasi completamente già a quelle che conosciamo), e dava per la prima volta un quadro completo delle aperture allora note. Dando però prova della sua vasta cultura umanistica, come costume del suo tempo, López intercalò le parti più propriamente saggistiche dedicate agli scacchi con digressioni che andavano da considerazioni sui classici latini a notazioni sulla vita di corte e sulle buone maniere (da qui la presenza nel titolo del riferimento all'"invenzione liberale", intesa nel senso delle "arti liberali").

    Non mancavano nel testo consigli estremamente pratici e che al giorno d'oggi faticherebbero a trovare cittadinanza in un testo di teoria scacchistica, come ad esempio il suggerimento di orientare la scacchiera in modo che il riflesso del sole infastidisse l'avversario con lo scopo di diminuirne la concentrazione.

    López ebbe modi di pubblicare altre opere letterarie. Tra le altre vanno segnalate le Grammaticae Institutiones, pubblicate a Lisbona nel 1563 presso lo stampatore Juan Alvarez

    E ora qualche aspetto leggermente più tecnico :)

    CITAZIONE
    López pose particolare attenzione all'impianto che nei paesi anglofoni tutt'ora porta il suo nome (1.e4 e5 2.Cf3 Cc6 3.Ab5), e che si contrapponeva all'apertura italiana, allora in voga presso i suoi più temibili avversari, gli italiani appunto. L'idea di base in realtà, almeno all'inizio, non mirava a farne un impianto posizionale (come è invece oggi), ma semplicemente a eliminare il cavallo c6, lasciando così indifeso il pedone e5.

    Il prelato spagnolo studiò anche in profondità il gambetto di re, lasciando come traccia memorabili esempi di partite d'attacco e contrattacco.

    Inoltre Ruy López ha favorito l'affermarsi della cattura en passant (la regola non era ancora accettata universalmente) utilizzandola con frequenza nelle sue partite ed ha praticato con successo anche l'arte del gioco alla cieca affrontando anche più di un avversario simultaneamente senza vedere la scacchiera e basandosi unicamente sulla propria memoria.

    Per quanto pubblicato ringrazio il sito: Gli Scacchi Ipermoderni e la sempre presente Wikipedia :)

    Alla prossima

    Zorro primo gioco in assoluto Space Invaders haaaaaaaaaaa!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

    ;) non dico altro perchè non vorrei andare troppo OT :)
     
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  8. Nonna Abelarda
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    Potendo la vostra Nonnina darvi una mano solo nelle RICERCHE, eccovi qui un esempio di PARTITA, quella più CORTA possibile:

    La partita più corta che possa essere giocata è la seguente:

    Principiante - Maestro
    Apertura Barnes

    1 f3?, e5; 2 g4??, ...

    Alla debole prima mossa del Bianco segue una seconda mossa a dir poco disastrosa...

    partcort

    Posizione dopo la mossa 2 g2-g4

    2 ..., Dh4#

    Questo tipo di scacco matto viene definito scherzosamente dagli scacchisti il matto dell'imbecille.

    Naturalmente una partita può essere anche più corta di quella appena vista, a condizione che i due giocatori si accordino per un pareggio precoce o che uno dei due abbandoni anzitempo.
    Per esempio a Groningen, nel 1995, Karpov iniziò la partita contro Leko con la mossa 1 d4, ma i due si accordarono per la patta un istante dopo che il Pedone bianco raggiunse la casa di destinazione!

    Ho trovato un sito ben FORNITO di aneddoti e curiosità dove piluccare altro materiale!!!

    :exult: :exult: :exult: :exult:

    un bacione

    la Nonna :wub:
     
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    Vista la SERIETA' dell' argomento suppongo che una piccola PAUSA ogni tanto non guasti... :lol:

    scacchi

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    Eccomi pronto per una nuova parte della storia degli scacchi.
    Finalmente una Monografia.

    Chi non ha mai sentito dire che i pedoni sono l'anima degli scacchi? Ebbene questa famosa frase è attribuibile al personaggio di oggi.

    Signori e signore il sig. Philidor

    CITAZIONE
    Dopo le idee della scuola fondata da italiani e spagnoli nel '600, la teoria scacchistica non fece ulteriori progressi per quasi due secoli. Mancavano tornei e soprattutto nuovi giocatori di enorme talento che scoprissero nuove idee sulla scacchiera. Bisogna aspettare il 1748, l'anno della pubblicazione de "L'analyse du jeu des Echecs", il primo vero e proprio testo teorico ad opera di François André Danican detto Philidor. In questo libro il genio francese riassunse tutte le sue sensazionali scoperte, risvegliando l'interesse dei teorici di tutta europa. Con quest'opera venne ufficialmente instaurata la teoria e l'analisi delle partite assunse un'importanza enorme, cosa che permise di scoprire nuovi enunciati teorici e di mettere alla prova, verificandole nella pratica, le vecche concezioni. Il merito principale di Philidor è proprio quello di aver inaugurato la tradizione della teoria analitica, fino ad allora estremamente sottovalutata. Fu anche il primo giocatore a fare degli scacchi una professione.

    La forza dei pedoni
    Un grande contributo che Philidor diede alla teoria scacchistica furono le sue idee sui pedoni. Secondo lui un attacco poteva essere portato a termine con una stretta cooperazione tra la catena di pedoni ed i pezzi leggeri e pesanti, che dovevano appoggiarli e sostenerli.
    Di seguito vi riporto i tre postulati di Philidor sui pedoni, per capire meglio la sua considerazione riguardo questi pezzi:
    1) Quando rimangono molti pezzi sulla scacchiera, risulteranno "deboli" i pedoni molto avanzati, cioè correranno il rischio di cadere in mano al nemico se non si trovano potentemente appoggiati dalla retroguardia.
    2) Se si possiede il centro, cioè se abbiamo due pedoni, uno in d4 e l'altro in e4, essi non dovranno essere spinti, se non per gravi motivi, prima che l'avversario abbia proposto di cambiare uno dei suoi pedoni con un altro dei nostri. In tal caso va evitato il cambio spingendo il pedone attaccato.
    3) L'attacco è decisivo, anche contro posizioni molto forti che in altro modo sarebbero espugnabili, se si invia sul campo del nemico, per distruggere la linea dei suoi pedoni o quanto meno per romperla, una catena di pedoni ben appoggiata dai pezzi, ai quali serva da protezione.

    Ovviamente queste regole non sono applicabili in maniera sistematica: sappiamo tutti che bisogna sempre valutare la posizione corrente e che gli scacchi non possono essere inquadrati con una serie di regolette da imparare a memoria. Tuttavia i postulati sui pedoni e le sue scoperte sul mediogioco e sul finale hanno avuto un gran valore, rendendo Philidor il precursore della scuola posizionale inaugurata da Steinitz un secolo e mezzo dopo.

    Se qualcuno di voi ha risentito questo nome nell'ambito musicale non si sta sbagliado ma è noto, almeno per me lo era :) che Philodor fosse anche un abile musicista del suo tempo e che la sua bravura fosse pari se no superiore a quella scacchistica.
    Wikipedia ci da una mano a conoscere meglio anche questo aspetto:

    CITAZIONE
    François-André Danican Philidor (Dreux, 7 settembre 1726 – Londra, 31 agosto 1795) è stato uno scacchista e musicista francese.

    È considerato il migliore giocatore del suo tempo.

    Proveniva da un'antica famiglia di musicisti, il cui capostipite Jean Danican Philidor (1620-1679) era un musicista della Grande Écurie, la banda militare di corte. Gli fu dato il soprannome Philidor dal re Luigi XIII perché il suo modo di suonare l'oboe gli ricordava quello del virtuoso senese Filidori.

    Nacque da André Danican Philidor, anch'egli un affermato musicista, e dalla sua seconda moglie Elizabeth Le Roy. Il padre aveva 79 anni quando François-André nacque e la madre 26.

    Il suo Carmen saeculare è una delle prime composizioni massoniche del 1700.

    Intorno al 1740 comincia a frequentare il famoso Café de la Régence di Parigi (nella Place du Palais Royal), dove aveva come insegnante Legall de Kermieur, considerato il migliore giocatore francese dell'epoca. Qui giocò anche con Benjamin Franklin, che Philidor chiamava "il mio amico del New England".

    Nel 1745 viene contattato da Jean-Jacques Rousseau per il completamento dell'opera Le Muse galanti, con la promessa che si sarebbero spartiti il guadagno. Tuttavia, Philidor non si dimostrò molto interessato alla collaborazione, e il suo contributo fu limitato. Rousseau portò a compimento il lavoro da solo.[1]

    Nel 1747 visitò l'Inghilterra e batté in un match il siriano Philip Stamma per +8 -1 =1, dandogli il vantaggio di giocare sempre col bianco.
    Su invito del duca di Cumberland pubblicò nel 1749 il famoso libro Analyse du jeu des èchecs, tradotto in tedesco, francese ed italiano, che sarebbe stato considerato un manuale fondamentale sacro degli scacchi per oltre un secolo, nel quale analizza nove differenti aperture di gioco, caratterizzate da un forte centro di pedoni. In questo libro analizzò anche alcune posizioni di torre e alfiere contro torre, nonché la tecnica per pattare una particolare posizione (detta oggi posizione di Philidor) nei finali di torre e pedone contro torre.

    Il suo motto era "I pedoni sono l'anima degli scacchi".

    Nel 1754 tornò a Parigi dove continuò a dedicarsi alla sua attività di musicista.


    Il busto di Philidor sulla facciata del palazzo dell' Opera di Parigi

    Alla vigilia della rivoluzione francese è costretto a riparare in Inghilterra, in quanto le sue conoscenze altolocate lo avevano posto sulla lista nera del Governo rivoluzionario. Pochi mesi dopo la sua morte a Piccadilly, Londra, nel 1795, il suo nome verrà rimosso dalla lista.

    Philidor fu uno dei primi giocatori a cimentarsi negli scacchi alla cieca. Il 9 maggio del 1783 fece sensazione dando una simultanea alla cieca su tre scacchiere in un circolo di St. James a Londra.

    Con Philidor la teoria scacchistica conobbe un "salto di qualità" che contribuì in misura determinante a collocare il gioco degli scacchi sul piano della logica, sottraendolo alle sperimentazioni empiriche. Il suo insegnamento riscosse un grande successo, anche perché seppe fondere il freddo raziocinio con un virtuosismo tecnico, quale nessuno dei suoi predecessori aveva mai saputo esibire.

    Un busto di Philidor è esposto sulla facciata del palazzo dell'Opera Garnier di Parigi. Sotto il busto è rappresentata, racchiusa in uno scudo, una scacchiera. La Rue Philidor, nel 20° arrondissement di Parigi, è dedicata alla sua memoria.

    Come vedete in patria è sia molto considerato sia famoso.
    Chiudiamo con le note strettamente tecniche ovvero con l'apertura che prende il suo nome.
    La difesa Philidor.

    Mi permetto di fare una piccola premessa; parliamo di apertura quando si analizzano le prime posizioni dal punto di vista del bianco o almeno l'impianto tipico è quello del bianco e il nero lo segue con le sue contromosse. Parliamo di difesa invece quando l'impianto analizzato è dalla parte del nero in risposta alle mosse del bianco, anche perchè come tutti saprete a scacchi inizia a muovere SEMPRE il bianco.

    CITAZIONE
    Teorizzato e propugnato dal grande giocatore francese Philidor, questo impianto di gioco venne esaminato per la prima volta nel XVI secolo, ma fu proprio Philidor a valorizzarlo in partite d'impegno.

    La strategia del Nero in questa difesa si basa essenzialmente sul concetto di consolidare subito il Pe5 con la mossa di sostegno Pd7-d6, anche a costo di ritrovarsi con poco spazio a disposizione per le manovre di sviluppo dei pezzi (in particolare dell'Alfiere camposcuro), per poi attuare un gioco di attesa e di ulteriore consolidamento del controllo di alcune case, specialmente quelle nere. Il Bianco, dal canto suo, può approfittare dell'atteggiamento poco bellicoso del suo avversario per espandersi gradualmente al centro, grazie alla migliore mobilità dei propri pezzi.

    Oggi la Difesa Philidor viene giocata raramente, per via della sostanziale passività del piano strategico del Nero.

    1 e4, e5; 2 Cf3, d6;

    Ringrazia come sempre i siti dai quali ho preso praticamente tutto: Wikipedia, Scacchi Ipermoderni e il sito Scacchi!
     
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    spadaccino

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    Caro GC5580
    Avevo già letto quest' ultimo pezzo da te postato, ma non avevo avuto ancora il tempo di scrivere un parere...

    Lo faccio adesso: più questo simpatico TOPIC va avanti e più assomiglia ad una TESI DI LAUREA, tanto è completo e RICCO di particolari... :inch: :inch:
    Sono sicuro che attirerà l' attenzione anche di chi non conosce la MATERIA...

    Niente male davvero... :banan: :banan:

    Non ho mica sbagliato nell' affibbiarti l' appellativo di 'O professore... :P :shifty:

    uno ZORRO solo scolaretto al cospetto... :P
     
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    Zorro che esagerato!!!
    Cerco solo di fare le cose per bene perchè è un argomento che mi piace un sacco e poi perchè spero di poter far appassionare altre persone :)

    Grazie comunque per i coplimenti... ma io mi metto al banco vicino al tuo nessun professore :) :) :)

    Ora proseguiamo le nostre storie scacchistiche con un periodo veramente esaltante... Il romanticismo... esatto questa correte diciamo di pensiere ha attraversato anche gli scacchi e come potrete vedere si è fatta notare.
    Iniziamo subito con un bella introduzione:

    CITAZIONE
    Prima di parlare delle idee della scuola romantica bisogna fare alcune brevi considerazioni su come venivano visti gli scacchi prima del 1800. Le idee degli spagnoli e degli italiani avevano ancora un grosso peso nella valutazione della posizione; Philidor completò l'opera capendo il valore dei pedoni ma aveva erroneamente instaurato regole ferree che non ammettevano eccezioni. Agli occhi dei suoi contemporanei sembrava infatti che gli scacchi avessero detto ormai tutto quello che potevano dire. Niente di più lontano dalla verità: due forti scacchisti, Labourdonnais e Mac Donnel, attirarono l'interesse di tutti i giocatori con i loro memorabili incontri caratterizzati da un gioco brillante, originale e creativo. Grazie a loro crollarono molti pregiudizi e si fece strada un nuovo modo di intendere il gioco che ebbe numerosi seguaci: Anderssen, Zukertort, Blackburne, Winawer e tanti altri. Il sacrificio e la combinazione divennero le uniche armi a disposizione per vincere una partita e la fantasia prese il sopravvento sui vecchi, rigidi, dettami. Le idee di Philidor sembravano vacillare di fronte a scacchisti pronti a sacrificare i loro pezzi contro le catene pedonali avversarie per aprirsi una breccia e assaltare il re avversario. In sostanza il grosso pregio della scuola romantica è stato quello di mischiare nuovamente le carte in tavola, di rivedere tutte le vecchie regole alla luce delle loro scoperte. Tuttavia l'amore estremo per il sacrificio fu anche un grande difetto che causò il declino della loro scuola: come fece notare Steinitz anni dopo non si giocava per vincere ma per creare sacrifici sempre più spettacolari. Negli anni successivi la scuola posizionale di Steinitz "vinse" quella romantica dimostrando che negli scacchi contano anche altri fattori, primo tra tutti la logica. In ogni caso del periodo romantico ci restano partite indimenticabili e divertenti.

    E' chiaro che il termine Romanticismo in qualsiasi ambito venga applicato, presenta una matrice univoca.
    Si tratta infatti di riportare al potere la fantasia la bellezza la cretività.

    Vediamo Wikipedia:

    CITAZIONE
    Come reazione all’Illuminismo e al Neoclassicismo, cioè alla razionalità e al culto della bellezza classica, il Romanticismo contrappone la spiritualità, l’emotività, la fantasia, l’immaginazione, e soprattutto l’affermazione dei caratteri individuali d’ogni artista.

    Abbiamo letto che le partite in questo periodo sono più divertenti più eroiche... ebbene le partite sono talmente spettacolari da rimenere storiche, parliamo infatti della partita così detta immortale e della partita così detta Sempreverde.
    Entrambe questa partite famosissime, almeno per chi è minimamente appassionato di scacchi, sono state giocate dallo stesso giocatore Adolf Anderssen, che può essere considerato il primo campionel del mondo non ufficiale; ricordo a tutti che siamo ancora distanti dall'organizzazione attuale che ha la federazione, ma cerchiamo di capire meglio questo nuovo personaggio:

    CITAZIONE
    Nacque a Breslavia, capitale storica della Slesia, quando essa era parte della Prussia, e lì visse, senza sposarsi, con la sorella e la madre vedova. Frequentò le scuole pubbliche e all'università studiò matematica e filosofia.
    Si laureò e nel 1847 divenne prima precettore in una famiglia privata e poi professore di matematica al liceo. Imparò a giocare dal padre all'età di nove anni e affinò la strategia di gioco leggendo un testo sulle partite tra La Bourdonnais e McDonnell. Non fu un ragazzo prodigio e solo nel 1842 attirò l'attenzione del mondo scacchistico pubblicando un libretto di problemi scacchistici, mentre quattro anni dopo divenne editore di una rivista di scacchi. Visse una vita tranquilla da borghese della classe media, dedito all'insegnamento e al suo passatempo preferito, gli scacchi.

    CITAZIONE
    Nel 1848 pareggiò un incontro con Daniel Harrwitz, un giocatore professionista. Sulla base di questo scontro e della sua reputazione, fu invitato a rappresentare la Germania nel torneo di Londra del 1851. Questo torneo rappresentò il primo importante torneo di scacchi di livello mondiale e radunava i migliori giocatori dell'epoca.
    Pur invitato, Anderssen era riluttante a partecipare a causa degli alti costi che avrebbe dovuto sostenere, ma in suo aiuto venne Howard Staunton, che si offrì di pagargli le spese. Anderssen riuscì a vincere il torneo battendo Lionel Kieseritzky, József Szén, lo stesso Staunton, e Marmaduke Wyvill. Questa vittoria fece di lui il migliore dell'epoca ma non il campione del mondo, non esistendo ancora né il titolo né una organizzazione che ne stabilisse le regole.
    Al suo gioco brillante si devono due partite memorabili, l'immortale giocata contro Lionel Kieseritzky nel 1851[1] e la "sempreverde" giocata contro Jean Dufresne a Berlino nel 1852. Dopo questa competizione egli ritornò alla sua vita di insegnante.
    Nel 1858 accettò la sfida del grande talento americano Paul Morphy, che riuscì a superarlo per +7 =2 -2. In quel frangente egli giocò la curiosa mossa iniziale 1. a3 che divenne la Apertura Anderssen ma che trovò ben pochi imitatori ad alto livello (la impiegò per una sola volta anche Steinitz, con successo, nella 2ª partita del match di spareggio con Blackburne nel torneo di Londra 1873).
    Nel 1861 vinse un match a Parigi contro l'austriaco Ignatz von Kolisch (+ 4 – 3 = 2).
    Nel 1862 ritornò a Londra e vinse il torneo con dodici vittorie su tredici incontri. A questo grande torneo partecipò anche l'italiano Serafino Dubois, che si classificò sesto (dietro al futuro campione del mondo Wilhelm Steinitz, che si classificò quinto). Questa era la prima volta che un torneo di scacchi era organizzato con un girone all'italiana (in inglese round-robin), col quale tutti i contendenti incontrano tutti gli avversari. Morphy nel frattempo si era ritirato dagli scacchi e Anderssen ritornò ad essere il migliore.
    A Londra nel 1866 Anderssen giocò e perse per 6:8 un match, senza alcuna patta, contro il giovane Wilhelm Steinitz, che in quella occasione introdusse alcune delle più significative novità teoriche del suo repertorio e che qui colse la palma di miglior giocatore dell'epoca, difendendola con successo per quasi tre decenni.
    Nel 1869 vinse a Barmen (una città ora facente parte di Wuppertal) l'ottavo congresso della Westdeutschen Shachbund.
    Anderssen al torneo di Barmen 1869
    Nel 1870 vinse il torneo di Baden-Baden, considerato il più forte giocato fino ad allora; precedette Steinitz e altri fortissimi maestri, tra cui Gustav Neumann e Joseph Blackburne.
    Giocò anche in tarda età con buoni risultati, arrivando secondo a Lipsia nel 1877 quando già aveva 59 anni. Non fu mai infastidito dalle sconfitte che subì.
    A parte l'insegnamento, gli scacchi erano l'unico altro interesse che aveva, una fonte di evasione da una vita tranquilla e regolata da ritmi e doveri. Negli scacchi egli trasfuse la sua ricerca dell'avventura, della sfida e dell'ardimento. Queste le motivazioni di un gioco in stile romantico, aggressivo, in cui era naturale il sacrificio di qualche pezzo per tentare la sorte.
    Le sue aperture preferite erano il Gambetto di Re e il Gambetto Evans. Sempre gentile e tranquillo era apprezzato anche dagli avversari per la sua onestà intellettuale.

    Finisco con una nota di colore... da grande appassionato ho fatto realizzare una maglietta con la scritta immortale in alto sul petto e al centro tutte le mosse della famosa partita.

    Per la prima volta, spero mi perdonerete, voglio presentare le mosse delle due partite invitandovi tutti a rigiocarle sulla vostra scacchiera, vi posso assicurare che non ve ne pentirete e soprattutto che rimarrete affascinati da questo modo di giocare così brillante e spericolato.

    Le partite nel corso degli anni sono state più volte esaminate ai raggi x e più volte sono stati sottolineati alcuni arrori, più che altro imprecisione, nelle giocate dei due contendenti ma questo non toglie il fascina e la spettacolarità alle partite:

    Immortale
    CITAZIONE
    Anderssen-Kieseritzky - Gambetto di re

    1.e4 e5 2.f4 exf4 3.Ac4 Dh4 4.Rf1 b5 5.Axb5 Cf6 6.Cf3 Dh6 7.d3
    Ch5 8.Ch4 Dg5 9.Cf5 c6 10.Tg1 cxb5 11.g4 Cf6 12.h4 Dg6 13.h5 Dg5
    14.Df3 Cg8 15.Axf4 Df6 16.Cc3 Ac5 17.Cd5 Dxb2 18.Ad6 Dxa1 19.Re2
    Axg1 20.e5 Ca6 21.Cxg7 Rd8 22.Df6 Cxf6 23.Ae7++ 1-0

    CITAZIONE
    Questa partita, famosissima e nota a molti scacchisti (ma non
    a tutti!) fu giocata come esibizione nell’ambito del torneo della
    Grande Esibizione del 1851. Torneo che fu il primo grande evento
    internazionale vinto da Anderssen. Il suo avversario in questa
    celeberrima partita fu Kieseritzky, che al Cafè de la Regence a
    Parigi dava lezioni di saccchi per cinque franchi l’ora.
    Lo sconfitto fu così impressionato dal gioco brillante di
    Anderssen che immediatamente telegrafò le mosse dell’incontro
    alla folla di appassionati, che aspettavano impazienti a Parigi.
    Da quel momento la partita rimase nota al mondo come l’Immortale.

    Veniamo ora alla seconda partita La Sempreverde
    CITAZIONE
    Anderssen-Defresne - Gambetto Evans

    1. e4 e5 2. Cf3 Cc6 3. Ac4 Ac5 4. b4 Axb4 5. c3 Aa5 6. d4 exd4 7. O-O d3 8. Db3 Df6 9. e5 Dg6 10. Te1 Cge7 11. Aa3 b5 12. Dxb5 Tb8 13. Da4 Ab6 14. Cbd2 Ab7 15. Ce4 Df5 16. Axd3 Dh5 17. Cf6+ gxf6 18. exf6 Tg8 19. Tad1 Dxf3 20. Txe7+ Cxe7 21. Dxd7+ Rxd7 22. Af5+ Re8 23. Ad7+ Rf8 24. Axe7# 1-0

    Chiudo con una piccola nota sulla scrittura delle partite.
    Non è molto difficile capire come leggere la Notazione Scacchistica ufficile, è una sorta di notazione per la battaglia navale.
    Il numero seguito dal punto indica la mossa correte, e chiaramente è doppia perchè si intende la mossa del bianco e la risposta del nero alla stessa.
    Le lettere grandi indicato il pezzo che si sta muovendo dove non sono presenti significa che si sta muovendo un pedone, e per il resto avremo:
    T=Torre
    A=Alfiere
    D=Donna (regina)
    R=Re
    C=Cavallo
    Almeno questa è la notazione italiana molto più spesso si trova la notazione inglese con
    R=Torre (credo da Rocco)
    B=Alfiere (da Bishop immagino sia vescono e infatti è il pezzo lo ricorda molto)
    Q=Regina (Queen)
    N=Cavallo (kNight cavaliere)
    K=Re (King)

    con O-O si denoterà l'arrocco corto e con O-O-O quello lungo.
    Le mangiate sono invece segnalate con una x.
    Chiaramente la casella di partenza è assente in questa notazione in quanto sapremo sempre da dove parte il cavallo visto che la posizione iniziale è sempre nota.


    Finisco informandovi che la mia tesi di laurea della triennale verteva sulla creazione di un programma in Java in grando leggere e riportare sulla schermo questo tipo di notazione :) :) :) :) :)

    A presto con il prossimo protagonista scacchistico!!!
     
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    Rinfreschiamo questo argomento con un video che può sicuramente interessare soprattutto Zorro :)

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    spadaccino

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    Grande GC5580!!!
    E' proprio il programma col quale giocavo a SCACCHI ai tempi dell' UNIVERSITA'.
    Ce l' ho ancora ma non ci ho più giocato da anni per mancanza di tempo. :(

    Anche se la versione TRIDIMENSIONALE era più bella da vedere, visto che quando ci si MANGIAVA un pezzo veniva simulato un duello tra i due pezzi in causa, ho sempre usato quella bidimensionale perchè si vedeva meglio.

    Bei ricordi...

    Ho finalmente sistemato la mia libreria personale, dopo le feste PASQUALI scatterò qualche foto ai PEZZI PREGIATI come promesso tempo addietro e li posterò, compreso il n° 1 ORIGINALE di MM :shifty:

    uno ZORRO scacchista amatoriale... ^_^
     
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    Credo che la versione 2d del video sia stata aggiunta dall'autore che per altro cura un account youtube particolarmente interessante almeno per chi si interessa di scacchi. L'unica pecca è la voca dell'autore non proprio frizzante.

    A presto su altre sezioni :) :) :)
     
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15 replies since 25/7/2012, 14:31   734 views
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